Un libro piccolo, ma straziante e allo stesso tempo delicato come un fiore.
di Concita De Gregorio
Editore: Universale Economica Feltrinelli
Pagine: 122
Prezzo: 8,00€
Voto: 4/5
Trama: Ferite d’oro. Quando un oggetto di valore si rompe, in Giappone, lo si ripara con oro liquido. È un’antica tecnica che mostra e non nasconde le fratture. Le esibisce come un pregio: cicatrici dorate, segno orgoglioso di rinascita. Anche per le persone è così. Chi ha sofferto è prezioso, la fragilità può trasformarsi in forza. La tecnica che salda i pezzi, negli esseri umani, si chiama amore. Questa è la storia di Irina, che ha combattuto una battaglia e l’ha vinta. Una donna che non dimentica il passato, al contrario: lo ricorda, lo porta al petto come un fiore. Irina ha una vita serena, ordinata. Un marito, due figlie gemelle. È italiana, vive in Svizzera, lavora come avvocato. Un giorno qualcosa si incrina.
Il matrimonio finisce, senza traumi apparenti. In un fine settimana qualsiasi Mathias, il padre delle bambine, porta via Alessia e Livia. Spariscono. Qualche giorno dopo l’uomo si uccide. Delle bambine non c’è più nessuna traccia. Pagina dopo pagina, rivelazione dopo rivelazione, a un ritmo che fa di questo libro un autentico thriller psicologico e insieme un superbo ritratto di donna, coraggiosa e fragile, Irina conquista brandelli sempre più luminosi di verità e ricuce la sua vita. Da quel fondo oscuro, doloroso, arriva una luce nuova. La possibilità di amare ancora, l’amore che salda e che resta.
Concita De Gregorio prende i fatti, semplici e terribili, ed entra nella voce della protagonista. Indagando a fondo una storia vera crea un congegno narrativo rapido, incalzante e pieno di sorprese. Scandisce l’esistenza di questa madre privata dei figli – qual è la parola per dirlo? – in lettere, messaggi, elenchi. Irina scrive alla nonna, al fratello, al giudice, alla maestra delle gemelle, abbozza ritratti, scava nei gesti, torna alle sue radici, trova infine un approdo. Dimenticare significa portare fuori dalla mente, ricordare è tenere nel cuore. Il bisogno di essere ancora felice, ripetuto a voce alta, una sfida contro le frasi fatte, contro i giudizi e i pregiudizi. Uno di quei libri in cui uomini e donne trovano qualcosa di sé. Per essere felici non ci vuole tanto. Per essere felici non ci vuole quasi niente. Niente, comunque, che non sia già dentro di noi.
Concita De Gregorio prende i fatti, semplici e terribili, ed entra nella voce della protagonista. Indagando a fondo una storia vera crea un congegno narrativo rapido, incalzante e pieno di sorprese. Scandisce l’esistenza di questa madre privata dei figli – qual è la parola per dirlo? – in lettere, messaggi, elenchi. Irina scrive alla nonna, al fratello, al giudice, alla maestra delle gemelle, abbozza ritratti, scava nei gesti, torna alle sue radici, trova infine un approdo. Dimenticare significa portare fuori dalla mente, ricordare è tenere nel cuore. Il bisogno di essere ancora felice, ripetuto a voce alta, una sfida contro le frasi fatte, contro i giudizi e i pregiudizi. Uno di quei libri in cui uomini e donne trovano qualcosa di sé. Per essere felici non ci vuole tanto. Per essere felici non ci vuole quasi niente. Niente, comunque, che non sia già dentro di noi.
Ci si può mai riprendere dalla scomparsa delle proprie figlie? C'è una maniera giusta per vivere il dolore e un tempo giusto per decidere di riprendere la propria vita lì da dove la si è interrotta?
E ciò che la protagonista che racconta la sua perdita, tra l'altro storia vera, cerca di dare risposte tramite il suo dolore. Una madre che si è vista strappare, o per meglio dire, ha visto scomparire le sue gemelle per mano dell'ex marito che ha pensato bene di suicidarsi dopo averne fatto perdere le tracce. E allora cosa fare? A questa domanda non c'è mai risposta, come non c'è ne sono per le domande precedenti, perchè ogni persona cura e supera i propri dolori a modo suo e allora ci si interroga su cosa sia meglio fare, su cosa succedere attorno a noi; la gente che da fuori non vede e non sa e giudica le nostre sofferenze che man a mano se ne vanno facendoci ritrovare sole davanti a una casa e una vita vuota.
Ma la domanda più grande che si pone è: che fine hanno fatto le mie figlie? Perchè non si mettono in contatto con me se sono ancora vive? Ma lo sono ancora? Quel marito così autoritario tanto da scriverle perfino come doveva fare il caffè e come chiudere le porte è riuscito nella sua perfezione a far sparire le loro tracce e perchè la polizia con tanti indizi così palesi vuole chiudere il caso??
Un libro che parla di sentimenti che sono cazzotti allo stomaco. Sentimenti che ti entrano dentro e insieme alla protagonista ti chiedi come sia potuto succedere, perchè proprio a te la vita ti si doveva rivoltare contro nella peggiore delle situazioni. Entri in empatia con lei e speri che a fine pagina tu possa leggere che abbia ritrovato le figlie, e invece ti ritrovi con il magone e a chiederti perchè gli uomini siano così senza cuore e selvaggi e egioisti oltre ogni limite.
E allora quando tutto sembra perso che fare? Come sopravvivere a questo dolore?
È un inno alla vita e alla speranza che non muore mai.
E ciò che la protagonista che racconta la sua perdita, tra l'altro storia vera, cerca di dare risposte tramite il suo dolore. Una madre che si è vista strappare, o per meglio dire, ha visto scomparire le sue gemelle per mano dell'ex marito che ha pensato bene di suicidarsi dopo averne fatto perdere le tracce. E allora cosa fare? A questa domanda non c'è mai risposta, come non c'è ne sono per le domande precedenti, perchè ogni persona cura e supera i propri dolori a modo suo e allora ci si interroga su cosa sia meglio fare, su cosa succedere attorno a noi; la gente che da fuori non vede e non sa e giudica le nostre sofferenze che man a mano se ne vanno facendoci ritrovare sole davanti a una casa e una vita vuota.
Ma la domanda più grande che si pone è: che fine hanno fatto le mie figlie? Perchè non si mettono in contatto con me se sono ancora vive? Ma lo sono ancora? Quel marito così autoritario tanto da scriverle perfino come doveva fare il caffè e come chiudere le porte è riuscito nella sua perfezione a far sparire le loro tracce e perchè la polizia con tanti indizi così palesi vuole chiudere il caso??
Un libro che parla di sentimenti che sono cazzotti allo stomaco. Sentimenti che ti entrano dentro e insieme alla protagonista ti chiedi come sia potuto succedere, perchè proprio a te la vita ti si doveva rivoltare contro nella peggiore delle situazioni. Entri in empatia con lei e speri che a fine pagina tu possa leggere che abbia ritrovato le figlie, e invece ti ritrovi con il magone e a chiederti perchè gli uomini siano così senza cuore e selvaggi e egioisti oltre ogni limite.
E allora quando tutto sembra perso che fare? Come sopravvivere a questo dolore?
È un inno alla vita e alla speranza che non muore mai.