Titolo: Il precario equilibrio della vita
Autore: Giorgio marconi
Editore: Montag
Pagine: 110
Trama: Giorgio Matreschi, pittore, ricoverato in una casa di riposo racconta la sua vita a Goffredo, impiegato delle Poste che va a trovarlo per consegnargli una lettera giunta a destinazione con un ritardo di cinquant'anni.
E' la lettera di Clara, l'unica donna che il pittore abbia mai amato e che, se ricevuta nel 1939, avrebbe potuto cambiare la sua vita. Alla vicenda si intreccia la simpatia che nasce tra Goffredo e Yvonne, infermiera della casa di riposo.
Le storie dei tre protagonisti si legano nella cognizione che l'Amore non è mai sprecato, ma trova il modo di esprimersi anche a distanza di decenni. Amore che finalmente ad abbracciare le loro esistenze, in bilico e sempre alla ricerca di un equilibrio pur nella consapevolezza della sua inconfutabile precarietà.
Recensione
Chi di noi non ha mai pensato se le scelte che facciamo, gli imprevisti che accadono possano portarci lontano dai nostri desideri e da un futuro diverso, forse quello che desiriamo?
Il precario equilibrio della vita appunto ci racconta come un ritardo, un viaggio, come un pensiero possa essere diverso dalla realtà, come possano far cambiare la nostra vita e portarci su altri sentieri che da una parte ci regalano nuove conoscenze, ma dall'altra ci spingono un pò di più lontano dal il nostro grande Amore.
I personaggi ti entrano nel cuore con delicatezza e semplicità, con le loro storie passate che hanno plasmato il loro carattere attuale.
Le storie si incastrano, Yvonne capo-infermiera della casa di riposo per ex artisti, che ci racconta la sua storia intrattenendosi tramite scambio di email con una ragazza che sta vivendo il suo stesso passato, regalandogli consigli e incoraggiamenti quando sembra che tutto gli stia cadendo sopra.
Goffredo, che si reca nella casa di riposo presentandosi come funzionario delle poste italiane per consegnare una lettera che nel 1939 non arrivò mai a destinazione e che avrebbe potuto per sempre cambiare la vita del simpatico Giulio.
E Giulio un ex pittore che invita Goffredo a restare con lui per quella giornata, e gli racconta la sua infanzia, le sue avventure, i viaggi, gli amici conosciuti, quelli lasciati, l'emozione di dipingere per strada magari condividendo questa tua passione con altri, e sopratutto raccontando del suo unico e vero amore... Clara.
Di come l'ha conosciuta, di come le loro strade si sono divise, rincontrate per attimi indelebili, e di come il vero amore, se è vero come il loro, va al di la del tempo e dello spazio, al di la della vita e dei problemi.
E devo dire che il finale... bè mi ha colta di sorpresa mi sarei mmaginata tutto ma non questo, si vedrà il motivo per cui Goffredo sia andato personalmente, e una piacevole svolta più che altro sorpresa veramente inaspettata, nella vita di Yvonne e di Goffredo.
Consiglio a tutti questo libro, che ti trascina con se pagina dopo pagina, coinvolgendoti e immedesimandoti nella storia, perchè in fondo a ognuno di noi possono capitare le situazioni che i protagonisti del romanzo hanno affrontato, la vita è fatta di incognite e strade sconosciute. E anche divertente leggere le vicende raccontate da Giulio riguardanti i simpatici ex artisti di questa casa che sa di felicità e riposo dopo una lunga vita a faticare e a rincorrere i propri sogni e ideale ^_^ ho riso leggendo le loro abitudini e i loro spettacolini, sopratutto con Bertrand ovvero "cucciolo" come lo chiamano loro che è un grande fan di Brigitte Bardot da portarsi ovunque, ma proprio ovunque, un album con le sue foto, e non sia mai che qualcuno li tocchi potrebbe diventare una furia!
Questo racconto in 110 pagine è riuscito a farmi ridere, e piangere alla fine del racconto, si merita il diamantino che dall'apertura del blog ho assegnato a solo un altro libro, perchè per come sono fatta io ha tutti i requisiti e le emozioni che cerco in ogni libro io leggo indipendentemente dal genere. Ringrazio tantissimo Giorgio Marconi per avermi fatto leggere questo piccolo capolavoro, e spero ^_- che ci sia in futuro il proseguimento della dei due personaggi della fine del libro.
Voto: 5/5
Frasi dal libro
-C'era qualcosa di stonato, che lo infastidiva. Stavolta non ci mise molto a capire cosa. Quelle 2 letterine moleste: "ex". Già. Si può essere un ex-calciatore, un ex-operaio, un ex-modella, un ex-parrucchiere, ma mai un ex-artista.
Per come la vede, l'essere artista non è una professione o un mestiere: è una condizione, una prerogativa dell'esistenza stessa. Si cessa di essere artisti solo quando si cessa di essere! E forse anche questa affermazione non è vera, almeno non per tutti. Van Gogh è un artista, Mozart è un artista, Leonardo da Vinci, oltre ad essere un genio, è, lui pure, un artista. Viene spontaneo dire è, e non è stato.
Un vero artista lo è per sempre.
-Voleva leggerla con tutto se stesso. La lettera che, una vita fa, aveva atteso con ansia e amore, entrambi dolorosamente disattesi. Tuttavia leggerla avrebbe potuto dare un senso diverso alla sua esistenza. Il senso di una vita alternativa, di un bivio preso nella direzione, forse sbagliata, forse quella che il destino aveva voluto. Magari per colpa delle Poste.
-Vivere di ricordi non è poi così male. I giovani vivono di progetti e speranze per il futuro, noi di rimembranze del passato. I giovani rischiano di veder naufragare i loro piani, frustate le loro aspettative: i nostri ricordi, invece, sono lì, sempre presenti, fanno parte di noi.
Come cuori intagliati da innamorati sulla sempiterna corteccia di alberi secolari o come graffiti vergati in caverne primordiali da antiche civiltà o come piramidi dolorosamente innalzate sul
sudore e il sangue di innumerevoli schiavi, migliaia di anni fa. Sono lì, ci parlano di noi, di quello che siamo e ancor più di quello che siamo stati. Non ci sono rischi, ne pericoli o imprevisti. I giovani giocano, mi verrebbe da dire, in borsa, la borsa della vita, se non fossi certo di incorrere in squallida retorica spicciola; rischiano di sbancare sicuro, ma anche di andare sotto di brutto. Noi, invece, “godiamo” di una rendita fissa, niente di eccezionale, ma
certa, sicura. La vita è come il tracciato di una linea: quando siamo giovani ha un andamento irrequieto, sbalzi improvvisi, picchi di felicità e baratri di delusione, e poi ancora su, e poi ancora giù. In là con l'età acquista una certa stabilità, ha sempre qualche dosso e qualche avvallamento che via, via si appianano sino a diventare una linea continua, placida, noiosa forse, serena. Comunque i nostri ricordi sono lì, a farci compagnia, e dare qualche lieve increspatura alla linea retta della nostra esistenza. Evocazioni di esperienze vissute nel nostro passato che, filtrate dal tempo trascorso, donano brevi attimi di felicità, dolore, nostalgia, rimpianto, rimorso, soddisfazione: emozioni da centellinare. Dosi da somministrare con somma cura alla mia età, come si raccomanderebbe Jacques, il medico che ci governa giornalmente con infinita pazienza e sincero affetto».
-Ognuno ha il dovere di farsi carico delle proprie responsabilità e di affrontare gli eventuali disagi in prima persona. Questo l’aveva imparato nel corso della vita. Eccome se lo aveva imparato.
-Ecco, ognuno di noi ha un ricordo, sia essa una sensazione, un’immagine, un profumo, un suono che porta scolpita nella memoria e che, più di ogni altra, ha segnato la nostra anima. Io ho questa immagine: il volto levigato, pulito,
grazioso, infinitamente dolce di una ragazza poco più che adolescente e il suo sguardo carezzevole che mi sorride giocosamente dietro un sipario vermiglio di riccioli al vento. È un’istantanea che ho portato sempre con me, che ho cercato di distruggere, e a volte ho pensato di esserci riuscito, ma che, puntualmente, si ripresenta sempre più nitida e rilucente nell’album di ricordi che oramai è il mio intelletto.
-Per un attimo gli viene da pensare che Giulio sia come uno scrigno. Sì. Un forziere che cela un tesoro inestimabile. Chili e chili di emozioni, disperanze deluse, di desideri inappagati, chili di esperienze vissute, di avventure, di
sensazioni provate e di potenzialità inespresse. In una parola un baule traboccante di vita. Proprio quella vita che sente di non aver vissuto appieno, fino a quel momento.
- «Meglio avere il ricordo di quell’amore puro e perfetto che vederlo sbiadire e magari logorarsi e svanire nel corso di una vita».
-«Ricordo che, collegandomi alla recente scomparsa dell’autore di “Aspettando Godot”, pensai che mi sentivo proprio come uno dei protagonisti di quella commedia. Avevo riempito la mia vita di cose futili, prive di significato, vuote in attesa del mio Amore più grande, senza capire che non l’avrei mai ritrovato. Senza dare peso agli avvertimenti del destino che, di tanto in tanto, mi ha sussurrava: “Clara, oggi non verrà…”.
Ancora oggi mi sembra di poter definire il mio stato parafrasando la frase che chiude l’opera teatrale: “Ed io sto ancora aspettando Clara…”».
-«Siamo tutti equilibristi in bilico sulla fune delle nostre esistenze. Cerchiamo di rimanere in piedi nonostante il precario equilibrio della vita» conclude Goffredo annuendo.
- La vita è come un lungo viaggio. Con tante fermate e tante possibilità di prendere coincidenze, cambiare percorso o tornare indietro eventualmente. Ogni metro percorso è un metro in meno che ci separa dalla meta finale, ogni fermata raggiunta è una fermata in meno e una possibilità in meno di cambiare rotta. Quella lettera rappresentava la fermata, lo snodo principale nella vita di Giulio, ma non solo… anche nella vita di Clara e delle persone che avrebbero o meno incrociato le esistenze di entrambi nel corso dei decenni a venire.
-O forse non era stata solo fortuna: era stato il destino. E ancora di più, era stato l’Amore. Già, perché se c’era una cosa che aveva imparato da tutta questa vicenda è che l’Amore, quello vero, non va mai perduto. Trova sempre il modo di manifestarsi, di ritornare.
-Ecco, è proprio questo. L’Amore non va mai sprecato. Proprio un raggio del loro grande amore ha abbracciato Giulio accompagnandolo negli ultimi anni della sua vita. Quel loro grande Amore che ha superato le barriere del tempo e dello spazio e che ha vinto, trovando il modo di tenerli uniti anche senza farli più incontrare. Amore che ha consentito loro di vivere le proprie esistenze serenamente, ma senza mai dimenticarsi l’uno dell’altra e senza mi
sentire troppa sofferenza o rimpianto.
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