Il gioco del silenzio
di Rob Keller
Editore: DeA Planeta
Genere: Thriller
Pagine: 330
Prezzo: 16,00€ cartaceo | 8,99€ ebook
Trama: Cristina era una criminologa, forse la migliore, ma ha lasciato la professione per occuparsi a tempo pieno di suo figlio Leone, che soffre di un disturbo di iperattività. Ma questa è solo la versione ufficiale, che ha creato per ingannare persino se stessa. La verità è che l'ultimo caso della sua carriera l'ha letteralmente distrutta, costringendola a cambiare vita e a rifugiarsi in una routine scandita da rigorose abitudini. Poi, un giorno, il telefono squilla. Uno zio a lei molto caro si è suicidato, nel paese sul lago di Como dove è cresciuta e dal quale è fuggita molti anni prima. Troppi incubi, troppi fantasmi, per Cristina, in quelle acque scure e profonde. Tornare sul lago significa ritrovare suo padre, con il quale ha un rapporto tormentato, e soprattutto rimettere piede nella Villa degli Orologi, la spaventosa tenuta dalla quale i Radlach controllano non solo gli affari di tutta la zona, ma anche le vite di chi vi abita. La donna resiste con ogni forza alla tentazione di indagare sulla morte dello zio, perché intuisce che la verità si annida nel groviglio di segreti che lega la storia della sua famiglia a quella dei Radlach. Ma quando Leone troverà in soffitta un orologio da taschino con una misteriosa dedica, diventerà impossibile non aprire il cassetto doloroso dei ricordi.
Cristina è cresciuta con la madre che lavorava come donna delle pulizie per la famiglia Radlach e il padre Alessandro che era il loro mastro orologiaio vista la gran quantià di orologi che la villa contiene, perchè da sempre è l'hobby da svariate generazioni della famiglia.
Ma Cristina non ha trascorso un'infanzia idilliaca, perchè ha sempre voluto far parte di quella vita scintillante all'apparenza senza essere mai accettata, così da grande decide di scappare dal paesino sul lago di Como diventando una grande criminiloga. A distanza di anni, un fallimento su un caso a cui lavorava, e un figlio he soffre di iperattività fa si che Cristina si prenda un periodo di stacco e la mazzata finale arriva quando il padre la chiama e le chiede di tornare a casa perchè il suo amato zio Francesco, fratello del padre, è stato trovato morto e il caso archiviato come 'suicidio' ma i Radlach sono bravi a far archiviare i casi con i loro soldi e conoscenze il il padre di lei vuole vederci chiaro una volt per tutte, visto anche il 'suidicio' di Nicholas uno dei fratelli Radlach di cui Cristina era segretamente innamorata da ragazzina e con cui andava d'accordo.
Cristina non ne ha nessuna intenzione di cadere in quella spirale di fatti sopratutto quando c'è di mezzo quella famiglia e i dolorosi ricordi del suidicio della madre Angela, ma il destino e i fatti hanno in mente altri programmi per lei.
Sinceramente non vi ho trovato nessun mistero eclatante, nessun svolgimento con colpi di scena degni di nota, tutto molto prevedbile e confusionario dall'inizio al finale stesso che bah... nulla che non si fosse captato da un bel pezzo. L'autore ha voluto poi impastare il romanzo con leggende di un mostro che prende bambini e una donna fantasma del lago, il tutto risultando molto inutile e privo di forza attrattiva.
I personaggi non hanno magnetismo, Cristina che viene descritta una donna forte, l'ho vista in realtà fragile e depressa, una 'bimba' che è ancora risentita perchè voleva essere come i fratelli Radlach e non è riuscita a farsi largo tra loro e a 30 anni ancora porta rancore.
Il padre di lei una figura che è come un'onda c'è e non c'è, cerca di fare il misterioso senza riuscirci.
Il marito di lei ho avuto l'impressione che sia un uomo senza spina dorsale, un pupazzo messo lì accanto a lei come manichino e un figlio che bah forse è il più intelligente di tutti messi insieme! Un ispettore che si è visto in si e no due scene per poi sparire perchè hanno scoperto che stava "indagando".
L'unica cosa salvabile è che è molto scorrevole, io l'ho letto durante le mie sessioni in palestra sul tapis roulant e la cyclette, per il resto bocciato su tutti i fronti! Mi dispiace Keller avevi una perla in mano e l'hai buttata...
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